La sera, in una stazione ferroviaria della Russia di Stalin, lo scrittore Maksudov aspetta un treno che lo riporterà al suo paese natale. Ha deciso di abbandonare l’arte e Mosca proprio la sera prima della consacrazione del suo successo. Troppi ostacoli, troppi inganni, meschinità e soprattutto la presa di coscienza che il testo teatrale da lui scritto sarà mutilato, seviziato e oltraggiato dagli umorali cambiamenti del famoso regista Stanislavskij. Si tratta di una rappresentazione ironica, amara e appassionata sulla “iniziazione” di un artista attraverso il labirinto teatrale pieno di minacce e trabocchetti, e di cui il protagonista narra gli entusiasmi e le delusioni, gli stupori e gli smarrimenti, le eccitazioni e le depressioni, le speranze e le frustrazioni, i tormenti, le angosce, le insonnie. Una perfida satira del famoso Teatro d’Arte di Mosca, fondato da Dancenko e Stanislavskij in cui cade Maksudov come un moscerino nella ragnatela. Certo, è soprattutto un romanzo teatrale, nel senso che il vero eroe della storia è il Teatro, insomma un testo sorprendente con tutti i motivi strutturali del “teatro nel teatro”, e nello stesso tempo una descrizione spietata della vita degli intellettuali e degli artisti sotto Stalin.